Scuola, diktat europei e lotta di classe

Perché Eurostop deve inserire la scuola tra le proprie priorità.

La scuola riveste un ruolo fondamentale nel processo di legittimazione del potere, di costruzione del consenso e di produzione e riproduzione dei rapporti sociali. Le élite dominanti hanno sempre stabilito egemonia e dominio attraverso la veicolazione di principi, valori e prassi mediate dal sistema scolastico e formativo.
L’attuale modello d’istruzione, affermatosi e consolidatosi negli ultimi vent’anni, è, in tal senso, espressione della lotta di classe dall’alto condotta con determinazione e successo dalle borghesie transnazionali europee a danno delle classi popolari dell’intero continente.
È questo il contesto nel quale si deve radicare la lotta politica alla legge 107 e a tutti i suoi addentellati economico-sociali. Fine della Buona scuola è quello di replicare e cristallizzare gli attuali rapporti di forza tra le classi mediante la costruzione di un formidabile apparato ideologico in grado di agire su piani differenti e complementari.
La novità più significativa introdotta dalla 107 e che rappresenta un vero e proprio salto di qualità, consiste nell’osmosi tra dimensione economico-produttiva e realtà scolastica, osmosi che si fa invadenza pervasiva e preminenza ideologica nell’istituto dell’alternanza scuola-lavoro, fine strategico al quale viene piegato l’intero percorso formativo dello studente.
È in quest’ottica di gestione etero diretta e aziendalistica che vanno inquadrati gli aspetti caratterizzanti della Buona scuola, dal potenziamento della figura del dirigente scolastico al correlato depotenziamento degli organi collegiali, dalla didattica per competenze all’Alternaza Scuola Lavoro. Il mondo dell’istruzione deve essere organico e funzionale alle esigenze del mercato e assumere quindi i tratti della pura e semplice dimensione gestionale.
La catena di comando manageriale deve sostituire la discussione democratica, percepita ormai solo come intralcio e intoppo. Si tratta della stessa dinamica operante da anni nei parlamenti nazionali che si limitano a ratificare decisioni prese dai mercati, dalle cabine di regia della finanza transnazionale o dalla Troika. L’istruzione deve funzionare come una filiera produttiva, logistica o distributiva, va pertanto sradicata ogni traccia di conflitto, di rivendicazione e di partecipazione democratica.
Il disegno d’ingegneria educativa e sociale della Buona scuola prevede quindi l’eliminazione di ogni possibile forma di conflitto, di partecipazione democratica e di solidarietà sociale. Alternanza scuola-lavoro, svuotamento degli organi rappresentativi, competizione e valutazione oggettiva, sono tutti strumenti volti alla costruzione della nuova tipologia di forza lavoro richiesta dal capitalismo neoliberista.
Per tutte queste ragioni, la legge 107, introdotta a forza dal sistema PD, non può e non deve essere letta come una semplice escrescenza del renzismo o come la volontà, più o meno soggettivistica, di un gruppo, per quanto esteso, di potere, bensì come la compiuta realizzazione di un modello di scuola organico alla società autoritaria di mercato della zona euro. La Buona scuola è il coronamento di un processo “riformistico” molto lungo che si deve far risalire a una serie di esigenze avanzate dall’ERT già a partire dagli anni Ottanta. Il legislatore italiano, a partire dalla svolta epocale rappresentata dalla famosa legge sull’autonomia scolastica, ha recepito in modo sempre più automatico indirizzi e direttive UE, allineando così il sistema dell’istruzione italiano alle esigenze del grande capitale.
Alla luce di quanto detto, è chiaro che l’opposizione alla legge 107 non può assumere una dimensione settoriale né può costituirsi come semplice lotta dal basso, avente un carattere di rivendicazione meramente sindacale o sociale. Se è assolutamente necessario che le pratiche di mobilitazione sindacale e di opposizione sociale crescano e si rafforzino, è altrettanto necessario non cedere nulla al nemico di classe in termini di analisi teorica e di strategia politica. Questo perché è assolutamente indispensabile tenere aperto il varco della critica sistemica e la possibilità stessa di un modello di scuola e di società alternativi. In una parola, per una forza politica coerentemente anticapitalista e orientata al socialismo quale Eurostop intende essere, è assolutamente imprescindibile battersi contro la dittatura del pensiero unico, frutto ideologico dell’ormai trentennale e incontrastata egemonia di classe della borghesia continentale.
Il fallimento della raccolta firme per la LIP ci dà oggi uno spunto politico in più sul quale riflettere e operare. La legge d’iniziativa popolare ha certamente avuto il merito di mettere in moto cospicui settori del mondo sociale che ruota intorno alla scuola, e di proporre un intervento sistemico di dimensione nazionale. Allo stesso tempo, però, ha anche scontato alcuni limiti. In particolare, una parte degli attori che hanno promosso la raccolta firme LIP non ha mai saputo o voluto portare fino in fondo la lotta contro la legge 107, perdendo inevitabilmente di credibilità. Lo stesso disegno di legge presentato è il risultato di un tentativo di mediazione tra soggetti eterogenei e finisce per rimanere per molti aspetti interno alle compatibilità.
La ripresa di un ragionamento forte sulla scuola oggi deve provare a scavare più in profondità nelle dinamiche generali e oggettive che stanno spingendo l’istruzione dentro il processo di valorizzazione del capitale, in una maniera tendenzialmente totalizzante. L’assemblea di Potere al Popolo Scuola del 10-11 novembre prossimo a Torino, per la quale stiamo lavorando insieme ad altri compagni dentro PAP, deve avere queste caratteristiche. È tempo di portare le campagne di lotta della scuola entro una piattaforma più ampia e radicale di rivendicazioni sociali che sappiano contestare organicamente un intero modello di sviluppo. Lo sfruttamento e la subordinazione che si imparano a scuola sono solo quantitativamente differenti da quelle che i lavoratori subiscono a livello di filiera produttiva, logistica o distributiva. L’obiettivo della legge 107 è quello di omologare sempre più il mondo dell’istruzione a quello dell’attuale modello di sfruttamento del lavoro. Questa è la ragione fondamentale per la quale è necessario che la piattaforma sociale Eurostop si faccia promotrice di una costante battaglia sociale, politica e culturale per una scuola liberata dal dominio e dallo sfruttamento di classe. Liberare gli studenti di oggi significa anche cominciare a liberare i lavoratori di domani.

Eurostop Verona