Referendum contro i Trattati europei e art.81, rilanciamo la raccolta di firme sulle leggi di iniziativa popolare

di Michele Franco
Dopo la pausa estiva – anche se in alcune località dove si sono tenute feste e momenti di discussione pubblica non è mancata la presenza dei nostri banchetti – è ripresa la raccolta di firme per richiedere il diritto di espressione popolare sui Trattati imposti dall’Unione Europea tramite referendum e per togliere l’ Articolo 81 (ossia il famigerato “pareggio di bilancio”) dalla Costituzione.
Continua – dunque – l’iniziativa lanciata dalla Piattaforma Sociale Eurostop la quale vuole rilanciare l’opposizione ad alcuni fondamentali snodi del processo di governance prodotti dall’odiosa gabbia dell’Unione Europea.
Una campagna di controinformazione e di raccolta firme che – a partire dai prossimi giorni – si articolerà nei posti di lavoro e nei territori fino al raggiungimento dell’obiettivo del quorum necessario del numero di firme occorrenti previsto dalle leggi di iniziativa popolare.
Una campagna politica (ma anche culturale) che vuole affermare – finalmente – una verità che è sempre stata sottaciuta o distorta nella narrazione corrente dell’informazione dominante.
Oltre 25 anni di adesione dell’ Italia all’Unione Europea ed all’insieme dei suoi trattati e dispositivi legislativi, hanno prodotto lo smantellamento del sistema dei servizi sociali, la cancellazione dell’istituto della previdenza pubblica, del diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro e salari dignitosi ed una pesante involuzione autoritaria sul versante degli ordinamenti amministrativi e dei “tassi di democrazia” nel paese.
Se fino a qualche anno fa la discussione sulla natura antisociale dell’Unione Europea era appannaggio di ristretti gruppi sociali, la dura quotidianeità si è incaricata di far percepire questa condizione materiale a settori sempre più larghi di popolazione colpiti, a vario titolo, dalle politiche di austerity, di impoverimento e svalorizzazione della forza lavoro.
Enormi risorse sono state drenate dai redditi dei lavoratori verso le grandi banche, in direzione dell’aumento delle spese militari e per rafforzare i settori dominanti della borghesia europea impegnati nel gorgo di una accresciuta competizione internazionale tra potenze.
Una gigantesca operazione di rapina che ha fortemente intaccato gli standard di qualità della vita dei ceti popolari e – particolarmente nei paesi del Sud Europa – ha rideterminato fenomeni di mobilità sociale (come l’emigrazione dei giovani disoccupati verso i paesi del Nord del Continente) che credevamo superati nel tempo.

Una battaglia a tutto campo senza equivoci
Mentre la Legge di Iniziativa Popolare per il referendum sui Trattatii europei è stata lanciata dalla Piattaforma Eurostop a marzo, la raccolta di firme per togliere l’Articolo 81 dalla Costituzione era stata avviata, nei mesi scorsi, da un arco di forze che comprendeva parte di quella “sinistra” che aveva contribuito alla vittoria del NO nel Referendum costituzionale contro l’allora governo Renzi.
Successivamente, con motivazioni varie, questa “sinistra” ha scelto di abbandonare il campo, di fermare la raccolta di firme (quelle raccolte alla luce della dismissione di ogni carattere militante del loro agire politico organizzato) e di dichiarare il forfait di questa campagna.
A fronte di questa decisione politicamente scellerata, che, indubbiamente, avrebbe anche comportato un contraccolpo negativo e demotivante tra i compagni e gli attivisti, la Piattaforma Sociale Eurostop e l’Usb hanno deciso di assumersi – con coraggio – una grossa responsabilità politica ed organizzativa di rilanciare, per ora sostanzialmente da sole, la raccolta di firme sulle due leggi di iniziativa popolare.
Certo tante compagne e compagni stanno manifestando adesione e consenso a questa decisione, ma non nascondiamo le difficoltà che sussistono per una intrapresa che – tra l’altro – si sta configurando nel silenzio totale dei media, tra ostacoli burocratici immani e senza risorse finanziarie da poter investire per propagandare e supportatre adeguatamente la campagna di raccolta firme.
In questo contesto di vera e propria sfida politica che avanziamo – come al solito in modalità controcorrente – si colloca l’Assemblea Nazionale di Eurostop per il prossimo sabato 15 settembre presso il Centro Sociale Intifada a Roma la quale – tra i diversi punti all’ordine del giorno della discussione – avrà il tema delle due campagne e il rilancio della raccolta firme, la definizione di alcuni momenti di mobilitazione pubblica e gli step concreti da raggiungere per assicurarci il quorum necessario e – quindi – gli ulteriori passaggi in avanti di questa battaglia.
Un appuntamento, dunque, quello di sabato 15/9 a Roma che si intreccerà le campagne politiche di Eurostop (la raccolta firme, le mobilitazioni sociali dell’autunno con al centro la manifestazione a favore delle Nazionalizzazioni del prossimo 20 ottobre) con il piano della discussione programmatica e, quindi, del contributo che la Piattaforma Sociale Eurostop offre alla costruzione del soggetto politico Potere al Popolo.
Con questa attitudine facciamo appello affinchè a partire dai prossimi giorni, in tutte le città del paese, si organizzino banchetti, assemblee e dibattiti su questi temi, sit/in ai giornali per reclamare un sacrosanto spazio di informazione su questa nostra iniziativa e per raccogliere il maggior numero di firme possibili da consegnare sulle due proposte di legge al Parlamento.
La lotta all’Unione Europea, all’insieme delle sue politiche finanziarie, economiche e militari necessita, sempre più, anche alla luce dell’attuale fase politica, di un movimento di lotta, ampio ed articolato, incardinato ad una prospettiva anticapitalista, antiliberista e con connotati fortemente popolari.
Sappiamo bene che la raccolta firme non è un atto taumaturgico che surroga e supera le difficoltà che affrontiamo nella nostra funzione politica che esercitiamo ma – e vogliamo ribadirlo convintamente – è, di fatto, un prezioso strumento per interloquire con ampi settori del nostro blocco sociale di riferimento, per agitare temi e questioni su cui riteniamo promuovere una mobilitazione politica, sociale e sindacale e per aprire spazi di agibilità e fruizione dei nostri contenuti.