La relazione di Cremaschi all’assemblea costituente di EUROSTOP

Care compagne, cari compagni, avete tante pagine di documenti e proposte, alcune chiarissime, altre un po’ più complicate, come sempre avviene quando si costruiscono sintesi di molte ricerche e lavori, tutti validissimi e che diffonderemo.

Permettetemi quindi qui di illustrare quello che io considero lo spirito di fondo della nostra impresa, sperando così di riuscire a cogliere il sentire comune di tutte e tutti.

La sera del 29 giugno ero a Viareggio alla manifestazione per ricordare la strage. Alla fine uno dei familiari delle vittime ha letto un breve testo che raccontava di un convegno del marzo 2009 ove tutti i manager delle ferrovie discutevano della sicurezza dei treni. Il rappresentante della commissione europea spiegò che la piena sicurezza costa troppo e non favorisce il mercato, d’altra parte troppi incidenti anch’essi finiscono per aggravare i costi. Bisognava trovare dunque una sicurezza economicamente sostenibile, cioè un numero di incidenti accettabile, diciamo noi. Così pochi mesi dopo 32 persone sono morte bruciate vive a Viareggio.

Questa è l’Unione Europea, un sistema di regole, trattati, poteri che ha il compito di rendere economicamente sostenibili i diritti sociali, del lavoro, le conquiste civili, la democrazia degli stati del continente europeo, cioè di subordinarli alle leggi e ai poteri del mercato. Per questo l’Unione Europea si era schierata compattamente per il SI alla controriforma costituzionale e per questo, per fortuna, ha perso.

Eurostop vuole dare continuità al NO del popolo il 4 dicembre, cioè per rompere i poteri e gli strumenti che vogliono distruggere la Costituzione del 1948 e sostituire i suoi principi con la priorità dell’impresa, del mercato, del profitto.

La scelta dei tre NO a Euro, UE, NATO, non è un soprammobile identitario, che mettiamo sul commò e poi ci occupiamo di altro. Il nostro scopo è giungere all’abbandono dell’Euro da parte dell’Italia, per riconquistare il potere dello stato democratico di decidere le politiche economiche, giungere alla rottura con la UE e i suoi trattati per abbandonare le politiche liberiste e di austerità che essi impongono, giungere finalmente a quella con la NATO, perché non vogliamo più essere coinvolti nella guerra mondiale a pezzi e vogliamo destinare le folli spese per il riarmo a case, scuole, ospedali.

Siamo per la rottura perché queste istituzioni e strumenti non sono riformabili, sono nati con uno scopo, austerità e guerra, e altro non hanno.

L’Unione Europea che vuole che l’Italia sia un campo di detenzione e respingimento di migranti per conto di tutti, che vuole le leggi contro il lavoro, lo stato sociale, la scuola pubblica, oramai fatte a fotocopia e a concorrenza – ora riparte Macron e il 12 settembre in Francia ci sarà il primo sciopero generale della CGT – che vuole leggi repressive come quelle Minniti, anch’esse oramai prodotte da una sola fonte di diritto comunitaria, che vuole il CETA per preparare il TTIP e consegnare il diritto alle multinazionali, lUnione Europea che sparge ipocrisia sui diritti umani mentre sostiene i nazifascisti ucraini contro i popoli del Donbass e i golpisti Venezuelani che vogliono un nuovo Pinochet, questa UE è nostro nemico.

Noi consideriamo la rottura con tutto questo una premessa politica e morale e un obiettivo sul quale costruire l’alternativa a liberismo e guerra. E in autunno quando la UE ci chiederà nuovi sacrifici umani per pagare il salvataggio delle banche, noi saremo in piazza contro di essa.

I nostri tre NO, come spiega dettagliatamente il programma, sono le basi sulle quali ricostruire il potere pubblico e democratico, la sovranità popolare sul mercato. Nazionalizzazioni di banche e sistemi strategici, controllo della moneta e dei movimenti di capitali, giustizia fiscale, rifiuto del vincolo del debito, sono i mezzi per realizzare il nostro primo obiettivo: la piena occupazione nelle condizioni di diritto e dignità di cui parla la nostra inapplicata Costituzione. Cioé lavorare meno lavorare tutte e tutti, con salari costituzionali, riducendo gli orari di lavoro, quelli settimanali e quelli di vita. Viva il Papa! Un piano per il lavoro che garantisca il reddito nei periodi disoccupazione e che crei milioni di posti di lavoro risanando l’ambiente e abbandonando le grandi opere, valorizzando i beni culturali, investendo su un grande sistema di scuola e formazione pubblica e sulla estensione dello stato sociale. Controllo e proprietà pubblica, piena occupazione, eguaglianza sociale, diritti del lavoro, diritto allo studio.

Chi pensa che uno solo di questi obiettivi si possa conseguire senza i nostri tre NO è semplicemente destinato ad abbandonarli al primo comunicato della Troika. Noi abbiamo appreso la lezione di Tsipras a differenza di tanti altri, che poi si chiedono come è che la sinistra sparisce. La realtà europea è che o stai con la Troika o rompi con essa, in mezzo non c’è niente se non le giustificazioni della resa e della paura.

Siete antifascisti o cacasotto? Disse ad una delegazione italiana il comandante delle brigate antifasciste nel Donbass Mosgovoy, ucciso poi in un agguato. Che scegliamo?

Oggi l’antifascismo ha due avversari, il potere che crea le condizioni economiche sociali e culturali perché il fascismo ed il razzismo risorgano, che cancella, come chiedeva la banca Morgan, i princìpi sociali delle costituzioni antifasciste, che educa alla esclusione e alla selezione sociale. Se volete andare alle radici del diffondersi di razzismo e xenofobia dovete vedere i mostri che si celano dietro la infame parola egemone competitività. Da qui rinasce il secondo avversario, i fascisti veri e propri che ad ogni deposito di fango della storia risorgono dalla melma. Macron e Lepen, Renzi e Salvini sono due facce della stessa medaglia e in Venezuela stanno dalla stessa parte.

Il potere europeo e globale, dopo la Brexit, che noi abbiamo sostenuto, dopo Trump, dopo il nostro referendum, si è riorganizzato, ha alimentato avversari fascistoidi di comodo e ha vinto contro di essi. Il prezzo di questa stabilizzazione è la maggioranza che non va più a votare e il suicidio di gran parte di ciò che una volta volta si chiamava sinistra. Quanto ai grandi sindacati, essi sono parte del problema e non della soluzione, come ha denunciato il Papa di fronte alla platea della Cisl, certo la più sorda alle sue parole.

Non è alle porte il crollo della Unione Europea, ma un suo riassetto in senso ancora più autoritario e liberista attorno alla Germania. E l’Italia si appresta a diventare la nuova cavia degli esperimenti mostruosi della Troika, dopo la Grecia. Per questo a noi non interessa in politica chi non parta da qui per dire cosa vuole. Siamo serenamente disinteressati a coloro, anche militanti in buona fede, che da 10 anni vogliono rifare e rifanno sempre lo stesso errore. Siamo orgogliosamente fuori da Piazza Santi Apostoli, dove il gioco dell’oca di una politica del nulla sta tornando a Prodi contro Berlusconi. Ma diciamo anche ai M5S che chi dice né di destra né di sinistra di solito finisce a destra. Perché se è vero che destra e sinistra di palazzo fanno le stesse cose, è vero che le scelte di sinistra di classe e quelle di destra liberale esistono eccome. Come disse Andrea Costa alla fine del 1800′ quando unico deputato socialista entrò in un parlamento diviso tra destra e sinistra liberali: io non c’entro nulla con nessuno di voi.

Eurostop è il tentativo ambizioso di costruire una cosa che in Italia non c’è, un movimento sociale e politico che punti a ricostruire un blocco sociale contro il potere, lavoratori, disoccupati, popolo e a farlo tornare nella politica da cui é oggi escluso.

Siamo assolutamente originali, anzi unici, nella nostra composizione: sindacati, movimenti, organizzazioni politiche ed è questa la nostra forza, se sapremo farla valere. Non abbiamo modelli, ma certo le coalizioni sociali e politiche antimperialiste e anticapitaliste dell’America Latina sono per noi un esempio. Così come in Europa le aggregazioni e coalizioni di Podemos e France Insoumise. Ma anche ciò che rappresentano Sanders e Corbyn. Sono movimenti che vanno nella nostra stessa direzione, ma non modelli, senza essere originali non si costruisce nulla.

Noi prima di tutto siamo e vogliamo costruire il movimento che diffonda la necessità della consapevolezza della rottura con Euro UE NATO. Siamo nazionalisti, sovranisti, rossobruni come dicono i piddini e quella sinistra radicale piddina inconsapevole? Ridicoli, chi esce dalla NATO, quale stato nazionalizza, quale parlamento abroga il Jobsact e la buona scuola? Noi , il nostro paese. E questo non significa chiudersi, ma anzi sapere che la rottura dell’Italia, l’Italexit, può essere uno dei punti di rottura mondiale con il dominio del capitalismo globalizzato. Questo è il solo internazionalismo dei popoli: combattere il proprio nemico in casa e contare e fare in modo che gli altri facciano lo stesso. L’internazionalismo non è il cosmopolitismo dell’EXPO di Milano, non sono i principi liberali degli affari globali. Noi vogliamo, noi crediamo nella necessità per la stessa sopravvivenza della umanità che in tutto il mondo riparta la marcia verso il socialismo. Socialismo o barbarie oggi è veri più che mai. Ma questa marcia riparte dalle condizioni e dai paesi reali, dallo lotta contro i nemici reali condotta assieme ai popoli e alle classi lavoratrici in carne ed ossa.

Il popolo italiano per la cui liberazione comincia la nostra lunga marcia, è anche quello di AbdelSalam e di tutti i migranti, la piena cittadinanza di tutti è condizione per un pieno dispiegarsi della lotta di classe. Il nostro popolo è meticcio e multietnico, sfruttato, oppresso, escluso. Il nostro popolo è composto da due sessi e riconosce che il sesso maschile ha oppresso e ancora opprime quello femminile e che la lotta delle donne , che ha ridato questo 8 marzo il valore sociale e di classe a quella data, contro il potere del patriarcato è lotta di liberazione per tutti.

Abbiamo un programma di lotte e campagne, che dia continuità a ciò che abbiamo giaà fatto il 21/22 ottobre 2016 e il 25 marzo scorso, dalle manifestazioni d’autunno alla mobilitazione per cancellare il killer costituzionale della Costituzione, il pareggio di bilancio dell’articolo 81. Abbiamo le tante lotte quotidiane in cui siamo impegnati. Ma soprattutto dobbiamo uscire da qui e cominciare a costruire Eurostop in tutto il paese. Siamo i soli a sostenere i tre NO, nessun altro lo fa in Italia. Delle due l’una: o siamo un piccolo gruppo di illusi sognatori, o l’avvio di un processo di presa di coscienza che prima o poi dilagherà tra gli esclusi, gli oppressi, gli sfruttati che oggi accumulano rabbia e impotenza. Cosa scegliamo? Cosa vogliamo essere? Sta a noi decidere e io dico che dobbiamo essere ambiziosi come non mai e come richiede la situazione.

One comment to “La relazione di Cremaschi all’assemblea costituente di EUROSTOP”