Diecimila persone in piazza per le nazionalizzazioni. Il problema adesso è sul tavolo

Un grande corteo, un bel corteo niente affatto scontato nella sua riuscita, ha rivendicato oggi per le strade della Capitale che i beni pubblici privatizzati selvaggiamente negli ultimi venticinque anni tornino ad essere pubblici, anzi nazionalizzati.

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Il crollo del viadotto Morandi a Genova ha suonato un per tutti come un grido di allarme sui danni dell’aver affidato ad interessi privati quelli che sono servizi con una funzione pubblica e sociale. Da quel giorno il tema delle nazionalizzazioni si è riaffacciato nel dibattito politico ma poi velocemente scomparso. A tale scopo la manifestazione di Roma ha rimesso al centro una contraddizione che in tanti volevano rimossa, anzi resa inamovibile dalla supremazia degli interessi privati, dei dividendi da distribuire agli azionisti e della cornice legale costruito su questi dai Trattati europei percepiti ormai dalla maggioranza della popolazione come una gabbia.

Il corteo è stato aperto dallo striscione unitario “Nazionalizzare qui ed ora” e poi dallo spezzone delle realtà sociali e sindacali di Genova. A seguire le aziende strategiche di cui si chiede la nazionalizzazione sia come ripristino della loro funzione pubblica sia per tutelare i diritti dei lavoratori e l’ambiente e quindi Alitalia, Ilva, Telecom.

Forte e visibile la presenza dell’Unione Sindacale di Base. Fittissimi di una militanza giovane, ed è un bel segnale, gli spezzoni di Potere al Popolo e Noi Restiamo (che raggruppa realtà studentesche). E poi il Partito Comunista Italiano, Risorgimento Socialista, Rifondazione Comunista. Realtà come Eurostop e Rete dei Comunisti hanno scelto di stare nello spezzone di Potere al Popolo. Ma questa volta erano presenti realtà diverse dai soliti cortei come Senso Comune, Democrazia Atea, Giovani Socialisti.

Gli interventi finali dal palco (numerosi come è ormai consuetudine) sono stati inaugurati da Mimmo Lucano, il sindaco di Riace costretto “all’esilio” dal suo comune che è intervenuto per telefono presentato da Aboubakar Soumahoro. Subito dopo l’intervento di un compagno di Genova. A seguire Pierpaolo Leonardi (Usb), Viola Carofalo (Pap), Giorgio Cremaschi (Eurostop), Mauro Alboresi (Pci), gli studenti di Bastalternanza, i lavoratori di Alitalia, Ilva e Atac (l’11 novembre a Roma ci sarà un referendum comunale sulla privatizzazione su cui si è attivato il comitato per il NO), ed ancora il Prc, Risorgimento Socialista, Senso Comune, l’Asia-Usb.

A conclusione è stato letto il messaggio del prof. Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, un messaggio con parole forti e chiare: “Riappropriatevi del patrimonio pubblico, invocate le nazionalizzazioni, ve lo chiede la stessa Costituzione della Repubblica Italiana.

Il problema della nazionalizzazioni, come primo passo per invertire una tendenza ferocemente antipopolare e anticostituzionale, è stato posto ed è stato fatto. Ed ha camminato sulle gambe di migliaia di persone. Infine ma non per gravità si segnala anche questa volta – come era accaduto nella manifestazione del 15 giugno scorso – alla fine della manifestazione c’è stata una provocazione della polizia, questa volta non in piazza ma nella stazione della metropolitana. Qui di seguito una testimonianza di quanto accaduto alla stazione della metro San Giovanni:

Provocazione da parte della Polizia.
Il ruolo loro oggi era quello di controllori dei biglietti.
Quando ci siamo avvicinati in blocco ai tornelli, come consuetudine ai cortei, ci stavamo apprestando ad entrare in metro e far dunque defluire il corteo in fretta direzione autobus del ritorno.
ci hanno bloccato ai tornelli sperando che ci fosse il contatto in modo che Salvini poteva tweettare che “i sinistri non vogliono pagare il biglietto”
Quando alcuni compagni hanno fatto notare che stavamo perdendo i pullman questi hanno creato un cordone che ci ha provocato.
Da li a breve una lieve carica (tra famiglie, bambini e anziani) per il semplice gusto di picchiarci.
A breve pubblicherò anche un video della carica

UPDATE: già dalla fine del corteo in Piazza san Giovanni siamo stati provocati.
Ci è stato impedito di attraversare la piazza per recarci al bar di fronte per andare al bagno.