NO al referendum-plebiscito di Renzi sulla riforma controcostituzionali

Il combinato disposto delle controriforme costituzionali di Renzi e la nuova legge elettorale Italicum sono tutt’altro che atti di semplificazione istituzionale, ma l’esito di un progetto di de-costituzionalizzazione del nostro Paese, che s’inserisce nel solco dei suggerimenti neoliberisti del mondo finanziario e nel progetto di avanzamento dell’Unione Europea.

Ormai è famosa la lettera della JP Morgan che definì la nostra costituzione “socialisteggiante”, come quella di altri paesi europei come la Grecia. Un intralcio alla costruzione dell’ordine di mercato neoliberale (il neoliberalismo è oggi la forma del capitale  in Occidente) e, quindi, da rimuovere.

Una breccia nella Carta costituzionale è stata aperta dal governo Monti nel 2011 con la modifica dell’articolo 81, che ha inserito il vincolo di pareggio di bilancio. Lo stato, quindi, vincolato all’obiettivo dei “conti in ordine”, non può e non vuole far ricorso alla spesa pubblica, tagliando i “costi” dello stato sociale: sanità, ambiente, servizi di base, ecc.

L’ultima fase della riforma è rappresentata proprio dall’“Italicum”, che permetterà la nomina da parte dei partiti dei 2/3 dei parlamentari, e dalla modifica costituzionale. Da un lato si svuota progressivamente il Parlamento del suo ruolo di rappresentanza politica e, dall’altro, si accentrano i poteri nelle mani dell’esecutivo, avviando così, in Italia, una nuova fase politica: la morte definitiva della democrazia rappresentativa e l’inizio della pura “governance”.

Se il progetto di riforma avrà esito positivo verrà, infatti, dato avvio alla manomissione dall’alto della costituzione, anche nei suoi principi fondamentali. Ad affermarsi sarà, allora, l’esecuzione automatica e tecnica dei diktat del mercato eseguiti attraverso le imposizioni dell’UE, ormai assunti come unico criterio di verità, come unico principio della politica, come unico fondamento della società.

Cosa c’entra l’Unione Europea in tutto questo?

Il processo di europeizzazione, che ha matrice neoliberale, attraverso i trattati penetra in modo capillare negli ordinamenti nazionali, modificandone la struttura giuridica e materiale in senso neoliberista e favorendo tutte quella serie di riforme nazionali volte a togliere la possibilità di espressione e coinvolgimento popolare, intralci al pieno dispiegamento di una società fondata sul mercato, la concorrenza, la logica del profitto. Per il nostro paese significherà lo snaturamento della costituzione repubblicana ed il prevalere degli interessi privati.

Attraverso il referendum costituzionale il governo Renzi – giocandosi il tutto e per tutto – chiama di fatto ad un plebiscito al suo operato e, contemporaneamente, vuole fare arrivare il messaggio all’UE di aver svolto i “famosi compiti a casa” delle riforme. Messaggio necessario a sostegno di un DEF 2016 rivisto al ribasso in tutti i parametri di crescita, che non giustifica la nuova flessibilità richiesta (11 miliardi) ed evidenzia che la crescita nel nostro Paese non c’è, mentre a pagare continuano ad essere tutte le fasce povere e medie della nostra società.

Pertanto, La piattaforma sociale Eurostop ha deciso di essere partecipe ai referendum contro la riforma costituzionale e la legge elettorale Italicum, proprio perché momento di frizione contro la gabbia dell’Unione Europea e il plebiscito di Renzi, sostenendo anche politicamente i referendum sociali (ambiente e scuola), considerandoli possibili strumenti di riattivazione della sovranità popolare.

LA SOVRANITÀ APPARTIENE AL POPOLO, AL POPOLO DEVE TORNARE!

AL REFERENDUM COSTITUZIONALE VOTA NO!

MANDA A CASA IL GOVERNO RENZI, ROMPI L’UNIONE EUROPEA.