Mélenchon: ‘le elezioni europee sono cominciate’

di Jean Luc Melenchon

Che strano tweet, quello pubblicato da “Génération-s” [1]. Si vede una foto di Benoît Hamon con Isabelle Thomas e due interlocutori attorno a un tavolo: “Discussione produttiva questa mattina con @syriza_gr. Un desiderio comune di costruire un’Europa ecologica, democratica e sociale, libera dall’austerità #EuropeanRebirth”.

“Generation-s” sostiene quindi Syriza? Tuttavia, pochi giorni prima “Génération-s” aveva dichiarato per bocca di Benoît Hamon di lasciare la “porta aperta” alla “Francia Insoumise” per un’alleanza alle prossime elezioni europee. È stato molto generoso da parte sua. Mi ha rallegrato, anche se molti dei miei sostenitori non hanno creduto a nessuna delle sue parole e si divertivano per il doppio tono che intravedevano nelle sue osservazioni. Certo, ho avuto difficoltà a capire perché abbia abbinato queste buone maniere con inutili ingiunzioni del tipo “a condizione che gli insoumis [i sostenitori del partito guidato da Jean-Luc Mélenchon, ndt] cambino la loro posizione sull’Europa”. Questa cosa ricordava molto il solito tono prepotente degli altri esponenti del Partito Socialista che si sono espressi a riguardo durante la scorsa settimana.

Ma qui vediamo che non si tratta del solito gioco del gatto e del topo sulla modalità “non esiste al mondo persona più unitaria di me” che ci ricorda i migliori momenti della campagna presidenziale. Qui si tratta qui questioni di fondo. Si tratta della ragione fondamentale del divorzio che ha distrutto il legame tra i partiti socialisti e popoli in tutta Europa. É la causa che reso i partiti socialisti delle appendici della politica della finanza, dei sostenitori delle “grandi coalizioni”. Questo sottofondo ha fatto di una parte del Partito Socialista in Francia una componente della grande coalizione in Francia, ovvero con “La République en Marche” [il partito del presidente Emmanuel Macron, ndt]. La domanda è se vogliamo resistere o meno alle politiche definite dai Trattati europei e attuate dalla Commissione di Bruxelles! Tsipras e Syriza sono il modello del rifiuto di questa rottura. Tsipras ha tradito tutti i suoi sostenitori in Grecia e tutti quelli che hanno combattuto qui per lui nel momento in cui nessuno voleva riceverlo a Parigi. La rottura con i Trattati non è quindi una differenza di grado sulla questione europea, ma una differenza di natura strutturale.

La politica che inizia con l’accettazione delle politiche di aggiustamento strutturale non può che finire con la negazione delle libertà dopo la loro riduzione volontaria e forzata. Tsipras ha percorso questo declino. Una settimana prima del tweet di “Generation-s”, il governo di Syriza aveva in effetti accettato di applicare un ulteriore piano di austerità. Pertanto, parlare di “volontà comune di porre fine all’austerità” è un ritorno al doppio gioco alla Hollande. Ma la cosa più seria è un’altra. Perché oltre a tutto il resto, Tsipras e il suo gruppo hanno deciso di ridurre il diritto di sciopero. Non è nulla? Ai nostri occhi è la fine della discesa intrapresa con la resa iniziale di Tsipras. Ecco perché, dopo averlo aiutato con tutte le nostre forze, abbiamo immediatamente rotto con lui il giorno in cui ha firmato il documento che Hollande e Merkel gli hanno presentato per la sua capitolazione definitiva. Ovviamente, questo non ci ha impedito di essere derisi in tutta Europa e, soprattutto, dal governo del Partito Socialista di allora con la modalità del tipo “vedete bene che non si può fare diversamente; anche i vostri migliori amici sono d’accordo”.

Spero che Benoît Hamon e “Génération-s” si riprendano. Potrebbero non aver compreso ciò che questa intera pagina della storia ha rappresentato in Europa nel periodo di costruzione dell'”altra sinistra”. Penso che non si rendano conto che tutto ciò li riconduce alle posizioni di Hollande e Cambadélis che avevano accompagnato, con la beffa del rigore contro di noi, il loro accordo con Tsípras dalla sua resa.

Questa decisione di Tsipras e Syriza contro il diritto di sciopero cambia ufficialmente il loro schieramento. Perché il diritto di sciopero è una “libertà” fondamentale dei lavoratori sin da quando esiste il movimento operaio. Questa decisione è così grave da giustificare la richiesta del “Parti de Gauche” di espellere Syriza dal Partito della Sinistra Europea, di cui è membro. Una richiesta alla quale la direzione del Partito Comunista Francese (PCF), che ha presieduto l’organizzazione per due anni e di cui il suo segretario generale Pierre Laurent è ancora vice-presidente, ha risposto dicendo che è “ridicola e inutile”. Invito i miei amici e sostenitori a non rimanere un altro giorno in tale compagnia. Ma se “Generation-s” e il PCF ritengono che Tsipras sia un partner accettabile, la cosa migliore sarebbe che facessero insieme una lista comune alle elezioni europee e che si impegnassero a spiegarla di fronte agli elettori. Non sarei geloso, me ne guardo bene. In ogni caso, che sia chiaro a tutti: un’alleanza con Syriza è fuori questione per noi, qualunque sia la sua forma. In Grecia, dobbiamo aiutare con tutte le nostre forze “Unità Popolare” e Zoe Konstantopoulou, i quali hanno risollevato la fiaccola della lotta indipendente. Questo è quello che ho fatto durante la mia visita alla riunione di lancio del movimento di Zoe al fianco di Michel Larive, Loïc Prudhomme, Bénédicte Taurina e Bastien Lachaud, deputati della “France Insoumise”.

Inoltre, il Partito della Sinistra Europea di Tsípras e Pierre Laurent non svolge alcun ruolo politico concreto in Europa se non per la ripartizione confidenziale di posizioni e risorse. E naturalmente per cercare di deviare dalla proposta del “Forum del Piano B” che, senza alcun aiuto, è riuscito a tenere quattro summit in tre anni e si sta rivelando il vero punto d’incontro internazionale della rivolta progressista in Europa. Il Forum si raduna in maniera sempre più ampia in Europa e attrae osservatori da tutto il mondo. Da parte sua, il Partito della Sinistra Europea, sotto l’influenza di Tsípras, crea dei “fuochi di bonifica”, all’antica, senza il respiro e l’immaginazione che caratterizzano il resto del mondo dei “ribelli” in Europa. Ancora una volta, su questo argomento come sugli altri, la direzione del PCF prova le stesse perenni tattiche per prender tempo: la vaghezza dei testi, l’incantesimo dell’unitarietà, il furto dell’identità, la cattura di luoghi e posizioni.

I numerosi comunisti polemici, che si indignano per ognuna delle mie frasi, non hanno ancora detto una sola parola sulla loro conclamata alleanza con Tsipras. Ma in ultima istanza, conosciamo la musica degli apparati politici: Tsipras sì, la rottura con l’Europa dei trattati no. Non accettare di passare dalla parte del “Piano B” ha un solo obiettivo: non essere rendersi impresentabili nei municipi, nei comuni, nelle regioni dove la stessa commedia unitaria senza principio verrà riprodotta. Alla fine, il ridicolo bussa a tutte le porte.

Quindi quando di recente c’è stata una riunione del Partito Socialista Europeo, a Marsiglia, la dirigenza del PCF ha iniziato ad annunciare a gran voce un discorso di Tsipras. Certo, lui non è andato. Uno dei suoi rappresentanti è venuto a sparare le assurdità della resa “utile”, “meno peggio” e persino “di sinistra”. Ma tutte queste umiliazioni e questo disprezzo, che si aggiungono alla lunga lista di exploits di questo stesso gruppo non hanno cambiato nulla. Anche la polemica che volevano aprire contro di me, dipingendomi ancora una volta come settario perché mi rifiutavo di approvare questa pantomima, non interessava a nessuno. Le scarse assemblee hanno aumentato le sedute sinistre, senza obiettivi o prospettive. Così è il mondo: riunire tutte le forze del Partito Socialista Europeo in Europa per umiliarmi e disprezzarmi nella mia circoscrizione non è abbastanza per farne un evento.

Da parte mia, con i miei sostenitori in Francia, gli organizzatori del “Forum del Piano B” [2], abbiamo deciso di mettere al servizio della resistenza tutta l’autorevolezza acquisita nella nostra campagna presidenziale in Francia. Non ci importa di sapere quali sono i sondaggi per coloro che resistono. Li supportiamo. Non ci interessa sapere se sono d’accordo con noi su tutti i singoli punti. Li aiutiamo. La cosa fondamentale è che esista una forza che fornisca un punto d’appoggio in ogni paese per continuare questo cammino. Una forza impegnata nella logica della rivoluzione dei cittadini in Europa. Ecco perché sono andato in Grecia per sostenere Zoe Konstantopoulou e “Unità Popolare “. In Catalogna a sostenere la lista supportata da Podemos, in Italia a Napoli con Potere al Popolo. E così via. Questo è il significato dei tre discorsi che ho pronunciato nell’Assemblea nazionale per definire i nostri principi. E di quello che Éric Coquerel [3] ha pronunciato nella stessa tribuna nel giorno della litania sul Trattato dell’Eliseo alla presenza di Schäuble. E come ha fatto ancora al Forum del Piano B a Lisbona.

La partita che si giocherà nel vecchio continente come in Francia merita qualcosa di meglio rispetto agli accordi e alle trattative tra le piccole forze travolte dagli eventi. È la guerra o la pace, il collasso o la sopravvivenza di uno spazio sociale e di civiltà. Questo è un salto ecologico o un suicidio collettivo.

Per noi “ribelli”, la campagna è iniziata. È iniziata con le nostre battaglie di idee nella tribuna dell’Assemblea nazionale e ai summit del Plan B, e mentre giravamo per l’Europa! È iniziata con le iniziative legislative di Younous Omarjee [4] al Parlamento europeo. Ma si è mai interrotta dal 2005 [5]? Riteniamo che questa volta si presenti di nuovo un’opportunità per segnare un punto determinante e procedere ad un decisivo raggruppamento di forze per scrivere il resto della storia europea, guardando e puntando in grande. E per questo, prima di tutto, bisogna rompere con i miserabili intrighi degli apparati tradizionali.

Note:

[1] “Génération.s, le movement” è un partito politico francese, fondato e guidato nel luglio 2017 Benoît Hamon (candidato alle Presidenziali del 2017 per il Partito Socialista). Nasce a seguito del tracollo del Partito Socialista alle elezioni presidenziali (6,19% al primo turno) e che, a detta dello stesso, mira a “Rifondare e unire la sinistra” in Francia.

[2] Un piano B in Europa: https://melenchon.fr/2015/10/11/un-piano-b-in-europa

[3] Deputato della “France Insoumise” all’Assemble Nationale e deputato eletto nella circoscrizione Seine-Saint-Denis.

[4] Eurodeputato nel gruppo GUE/NGL (Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica).

[5] Mélenchon si riferisce al Référendum français sur le traité établissant une constitution pour l’Europe, che si è svolto il 29 maggio 2005. Il quesito referendario domandava se la Francia avrebbe dovuto ratificare il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, redatta dalla Convenzione Europea nel 2003. I risultati videro uscire vittorioso il fronte del “No” con il 55% dei votanti che si espressero per rifiutare il trattato con un’affluenza del 69%.

 

Traduzione a cura di Redazione Rete dei Comunisti dell’articolo “Les élections européennes ont commencé”:

https://melenchon.fr/2018/02/20/les-elections-europeennes-ont-commence