A Pisa contro Renzi e la privatizzazione della ricerca

Venerdì 29 aprile è prevista la visita di Matteo Renzi a Pisa, per ricordare – insieme alla ministra della (d)istruzione pubblica e al neo presidente CNR Inguscio –  i 30 anni dall’inizio delle connessioni Internet nel paese. Ciò avvenne grazie al “cervellone” del Cnuce, il Centro di calcolo elettronico del Cnr, allora posizionato in Via S.Maria.

Da allora molte cose sono cambiate, ma una certezza resta: tutte le risorse utilizzate per lo sviluppo del sistema telematico nazionale sono state pubbliche, cioè provenienti dalle tasche dei lavoratori dipendenti, i quali contribuiscono per il 90% alla formazione delle riserve economiche dello Stato, attraverso la tassazione diretta. Con quelle risorse è stato costruito un patrimonio immenso, fatto di centri di ricerca, strade, ferrovie, scuole, università, milioni di edifici per le amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, aziende strategiche (siderurgia, petrolchimica, infrastrutturale, automobilistica….), sistema bancario, eccetera.

Un patrimonio che in Italia ha subito un processo di dismissioni e privatizzazioni unico al mondo per vastità e consistenza. Partito agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso grazie al governo Amato, che iniziò con il liquidare grandi enti di Stato come Iri e Efim; ridimensionare il ruolo dello Stato nell’Eni, passare ai privati pezzi importanti di produzione e la gestione di grandi servizi. Da quell’epoca a oggi la furia privatizzatrice non si è mai arrestata.

La giustificazione per questa immensa svendita? Risanare il debito pubblico!

Nel 1993 quel debito era del 115,66% rispetto al PIL. Nel 2015 è salito al 134,81%

Percentuali che parlano da sole: il patrimonio pubblico è stato alienato esclusivamente per riempire i conti bancari di una classe imprenditoriale, finanziaria, commerciale, politica e del sindacalismo concertativo (CGIL CISL UIL) corrotta e parassitaria.

Ridotte oramai all’osso le risorse pubbliche da privatizzare, i curatori fallimentari di oggi passano dalla quantità alla qualità: formazione, ricerca, sanità, previdenza, servizi.

Mettere “sul mercato” la ricerca pubblica, la formazione scolastica e universitaria significa vendere l’intelligenza e il futuro del paese, riducendolo sempre più ad un’appendice delle multinazionali europee ed internazionali.

Migliaia saranno i precari della ricerca che nei prossimi anni perderanno il posto di lavoro, la formazione scolastica è sempre più svalorizzata e umiliata dalla “filosofia invalsi”, l’Università pubblica e di massa è in via di dissoluzione. Le future classi dominanti si formano alla Bocconi e nelle altre università private.

Stanno costruendo un sistema di formazione e di ricerca funzionali al ruolo che può svolgere l’Italia nel processo di gerarchizzazione autoritario imposto dall’Unione Europea.

Jobs Act, privatizzazione di formazione e ricerca rispondono a questa esigenza: produrre tecnici sottopagati, senza cultura e succubi dell’ideologia meritocratica e competitiva.

CONTRO QUESTA DEVASTAZIONE IN ATTO EUROSTOP TOSCANA RACCOGLIE L’APPELLO DEL SINDACALISMO DI CLASSE PER UNA MANIFESTAZIONE IL 29 APRILE, CHIAMANDO TUTTI I SOGGETTI COLPITI DALLE POLITICHE RENZIANE

E DELLA TROIKA EUROPEA A CONVERGERE QUEL GIORNO SU PISA

EUROSTOP – TOSCANA

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